giovedì 2 luglio 2009

Rockstation: Radiohead...per ripartire ogni volta da zero...


Nella scena rock degli ultimi 15 anni ci sono state poche novità davvero degne di attenzione, i bei tempi in cui ogni dieci minuti nasceva una band che inventava un suono nuovo sono ormai lontani e appaiono come sbiaditi ricordi risalenti tra la fine degli anni 60 fino all’esplosione del fenomeno Punk. Dunque sono state pochissime le band che hanno creato un suono tutto loro, senza che le influenze del passato avessero sullo stesso sound un peso più o meno notevole. Quando oggi sentiamo un qualunque gruppo nuovo la prima frase che ci viene in mente durante l’ascolto è “somiglia a…”. I Radiohead, invece, non somigliano a nessuno. I Radiohead sono stati e sono i più grandi protagonisti di quel rinnovamento del rock britannico iniziato a cavallo tra gli anni novanta e arrivato ai giorni nostri. Partendo dalle tradizioni pop d'oltre Manica, questa band nativa di Oxford ha saputo coniare un linguaggio musicale talmente peculiare, che ogni volta che fa uscire un disco si devono riaggiornare i parametri, si resettano le conoscenze musicali e si riparte da zero, si riparte da loro. E pensare che il loro esordio non aveva fatto presagire la nascita di una band geniale. Un disco, “Pablo Honey”, uscito nel 1993 che conteneva una grande canzone (Creep) ma che sembrava ancora molto acerbo e sfocato. Poi la mira si aggiusta: nel 1995 arriva “The Bends” e arriva anche il successo, merito di un album ricco di melodie originali e irresistibili. La reputazione del gruppo cresce ancor di più con l’uscita del terzo album, “Ok Computer” del 1997, caratterizzato da un suono più sperimentale e riconosciuto da diversi critici come una pietra miliare nella musica rock degli anni ’90. A questo punto arriva il cambiamento, arriva la scelta coraggiosa che nessuno avrebbe fatto, una scelta che invece si rivelerà già da subito vincente. Invece di replicare all’infinito un disco come “Ok Computer” nel 2000 e 2001 la band capitanata da Thom Yorke a pochi mesi di distanza l’uno dall’altro fa uscire “Kid A” e “Amnesiac”, i dischi che non ti aspetti, due capolavori intrisi di elettronica sperimentale, colpi geniali di musica classica contemporanea ed echi free jazz. Paradossalmente è proprio grazie a questi album che la popolarità dei Radiohead arriva ai massimi livelli, una popolarità confermata anche dai successivi lavori, “Hail To The Thief” del 2003 e il più recente “In Rainbows” datato 2008. Siamo in attesa di loro notizie e aspettiamo nuovi colpi di genio, già consapevoli che ancora una volta i Radiohead ci costringeranno a ripartire da zero.

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